Il concetto di “selvatico” trascende la semplice definizione di ciò che è naturale e incontrollabile. Esso è un luogo liminale, una sorta di soglia tra due mondi: quello della natura incontaminata e quello della cultura umana. Questo spazio intermedio è caratterizzato da una complessità e da una dinamicità che lo rendono particolarmente affascinante e ricco di significati.
Il selvatico è il luogo dove natura e cultura si incontrano e si scontrano. È un territorio in cui le leggi della natura coesistono con le impronte dell’attività umana, creando un mosaico di segni e tracce che sfumano l’uno nell’altro. Il selvatico è spesso associato al caos, all’imprevedibilità e all’insidia. Nella storia delle diverse culture, il selvatico è stato spesso considerato un luogo sacro, abitato da spiriti e divinità. Allo stesso tempo, è stato anche visto come un luogo pericoloso e profano, da cui allontanarsi.
La letteratura, l’arte e il sapere folklorico sono popolati di esseri che stanno a cavallo tra la città e il bosco. Un non luogo dell’immaginario, dove ci si può interrogare sul rapporto tra civiltà e cultura e sulla tensione mai risolta tra questi due poli. Il nostro dossier dedicato al “selvatico” si è occupato proprio di questo oggi, a partire da un libro dal titolo emblematico: Sulle tracce dell’uomo selvatico, pubblicato da Kiwi edizioni. Il suo autore, l’antropologo Massimo Centini è stato ospite di Alphaville.