Commento a Atti 24, 10 - 27
A motivo della risurrezione dei morti io sono giudicato
Paolo è innocente: non è accusabile di sedizioni ed è fedele all’autentico giudaismo. L’unico problema che ha con il giudaismo è la sua fede nella risurrezione che è una pura questione religiosa, dibattuta all’interno dei giudei (vv.10-21).
La scena « è lo scontro definitivo » tra Paolo e giudaismo. Paolo replica a tutte le accuse. Lui è cristiano. Ma ciò che Tertullo chiama airesis (= eresia) per Paolo è “la via”. La stessa degli antenati: è la fede della legge e dei profeti. Quella dei giudei tutti.
Per Luca e Paolo è fondamentale: c’è continuità tra la genuina tradizione d’Israele e la fede cristiana. Paolo qui è l’araldo di una teologia della storia, dove i rapporti tra giudaismo e cristianesimo si pongono su di un piano di continuità.
Felice già era informato sulla “Via”. Rinvia il giudizio all’arrivo del tribuno e nel frattempo mantiene Paolo in prigione (vv.23.27). Qualche giorno dopo Felice, con sua moglie Drusilla, giudea, fa venire Paolo alla sua presenza.
Paolo gli parla di Cristo, di giustizia e temperanza, del giudizio di Dio. Tema non caro agli orecchi degli ascoltatori. Paolo capisce che ancor di più gli interesserebbe una bustarella per liberarlo. Lo richiamerà quando avrà tempo. Il potente deve sempre fingere di essere impegnato… a mantenere l’altro sotto il suo potere (vv. 22-27).
Il procuratore Felice tace sulle risposte di Paolo: la teologia non è competenza dell’autorità romana. Essa può essere solo un arbitro neutrale e imparziale. Una neutralità per Luca determinante per il cammino dell’evangelo nel mondo greco-romano.
A Cesarea, città sede di guarnigione e porto cosmopolita, sommo sacerdote e i membri del sinedrio giocano fuori casa. A Cesarea, città cosmopolita, truppe di origine pagana e il governatore potevano risiedere senza provocare i giudei. La scelta di Cesarea da parte dei romani era segno di rispetto per Gerusalemme, centro religioso giudaico.
DIVISIONE
a. vv. 10-21: Paolo controbatte tutte le accuse
b. vv. 22-27: Paolo in prigione annuncia il Vangelo al governatore e consorte
A motivo della risurrezione dei morti io sono giudicato
Paolo è innocente: non è accusabile di sedizioni ed è fedele all’autentico giudaismo. L’unico problema che ha con il giudaismo è la sua fede nella risurrezione che è una pura questione religiosa, dibattuta all’interno dei giudei (vv.10-21).
La scena « è lo scontro definitivo » tra Paolo e giudaismo. Paolo replica a tutte le accuse. Lui è cristiano. Ma ciò che Tertullo chiama airesis (= eresia) per Paolo è “la via”. La stessa degli antenati: è la fede della legge e dei profeti. Quella dei giudei tutti.
Per Luca e Paolo è fondamentale: c’è continuità tra la genuina tradizione d’Israele e la fede cristiana. Paolo qui è l’araldo di una teologia della storia, dove i rapporti tra giudaismo e cristianesimo si pongono su di un piano di continuità.
Felice già era informato sulla “Via”. Rinvia il giudizio all’arrivo del tribuno e nel frattempo mantiene Paolo in prigione (vv.23.27). Qualche giorno dopo Felice, con sua moglie Drusilla, giudea, fa venire Paolo alla sua presenza.
Paolo gli parla di Cristo, di giustizia e temperanza, del giudizio di Dio. Tema non caro agli orecchi degli ascoltatori. Paolo capisce che ancor di più gli interesserebbe una bustarella per liberarlo. Lo richiamerà quando avrà tempo. Il potente deve sempre fingere di essere impegnato… a mantenere l’altro sotto il suo potere (vv. 22-27).
Il procuratore Felice tace sulle risposte di Paolo: la teologia non è competenza dell’autorità romana. Essa può essere solo un arbitro neutrale e imparziale. Una neutralità per Luca determinante per il cammino dell’evangelo nel mondo greco-romano.
A Cesarea, città sede di guarnigione e porto cosmopolita, sommo sacerdote e i membri del sinedrio giocano fuori casa. A Cesarea, città cosmopolita, truppe di origine pagana e il governatore potevano risiedere senza provocare i giudei. La scelta di Cesarea da parte dei romani era segno di rispetto per Gerusalemme, centro religioso giudaico.
DIVISIONE
a. vv. 10-21: Paolo controbatte tutte le accuse
b. vv. 22-27: Paolo in prigione annuncia il Vangelo al governatore e consorte