DULUTH - Danilo Manzi e i quarantaquattro giorni di Junko Furuta


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May 29 2020 67 mins   1
Quarantaquattro sono i giorni che Junko Furuta ha passato in un appartamento. In quel periodo a cavallo tra il 1988 e il 1989 la sedicenne venne torturata da quattro suoi coetanei, gli stessi che la sequestrarono e la portarono alla morte dopo orribili sevizie.

Danilo Manzi ha raccontato la sua storia in un fumetto breve intitolato Junko, uscito nel 2018 per Hollow Press. Lo fa attraverso la partita a mahjong cui è appesa la vita delle ragazze. Le tessere e le mani si muovono sulla superficie del tavolo che Manzi lascia quasi sempre fuori campo come a suggerirci che il vero gioco e la vera strategia stanno altrove. Infatti superata la linea di demarcazione del tavolo e abbandonate le tessere, Manzi dà vita a un gioco psicologico che lentamente si trasforma in una storia di fantasmi. La matita di Manzi ha la forma dell'incubo sottile, gli spazi che costruisce brulicano di sporco e malvagità, i corpi dei carnefici invece sono statue disarmoniche che cercano di riempire la scena senza grossi risultati. L'unico vero corpo è quello martoriato di Junko Furuta, uno spirito di vendetta la cui presenza è centellinata e per questo ancora più deflagrante.

Ma quello che possiamo leggere in queste pagine, non è altro che la somma degli elementi di un lungo percorso di ricerca. Manzi infatti inseguiva questa storia già da qualche anno, accumulando prove e tentativi, fumetti e racconti, per cercare di trovare il modo giusto di raccontare la vicenda. Questa intervista è il riassunto di questa ricerca.

Intervista di Matteo Contin
Montaggio di Marco Saporiti