Episodio 3 - Il fascino del male: il processo al serial killer Ted Bundy


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Jan 04 2024 32 mins   3
Le vicende criminali, investigative, umane e giudiziarie che ruotano attorno all’inquietante figura di Ted Bundy, uno dei più noti serial killer nordamericani di tutti i tempi, non sono soltanto strettamente processuali: vi è, in più, una forte componente di vera e propria azione, con fughe rocambolesche, travestimenti per attirare e ingannare le vittime (è diventata celebre, ripresa anche in alcuni film, la tecnica del “braccio ingessato”), capacità di manipolazione delle persone, di eludere le indagini e di catalizzare l’attenzione non solo della stampa ma anche - incredibile ma vero - di numerosi fans che lo sosterranno, con cartelli e “irruzioni” processuali, durante le udienze.

Fu definito, durante il processo, come “la più evidente incarnazione del male”, Bundy è certamente uno dei profili criminali più studiati nella storia del diritto: gli interpreti hanno cercato, scavando sin dalla sua infanzia, una sorta di “motivazione” per le terribili azioni che ha commesso, anche se nelle numerose biografie, vista la sua complessa personalità, ci sono, sovente, nozioni in contrasto tra loro.

Viene descritto, dalla letteratura, come una vittima di bullismo sin dalla giovane età, con problemi d’inserimento nella famiglia adottiva, attirato morbosamente da tutto ciò che ruotava attorno al sesso, compreso il voyeurismo, ma, anche, da tutto ciò che era pura violenza sadica e mutilazione di corpi. Si avvicinò, anche con un discreto successo, al mondo della politica (legato al partito repubblicano) e dell’università, soprattutto nelle facoltà di psicologia e di legge, e iniziò a costruirsi, e ad avere, una vera e propria “doppia vita”. Per i vicini di casa, gli amici, i colleghi e una fidanzata fu, per un certo periodo, una persona amabile, un brillante politico e un fedele compagno; in realtà sfogava, al contempo, un’incredibile violenza che prese le mosse dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso.

Quando iniziò a essere identificato dalle forze dell’ordine e arrestato, seppur con grande difficoltà (aveva iniziato a spostarsi in diverse città per commettere gli omicidi), si dimostrò molto abile nello sfuggire ai controlli o nell’evadere dal carcere.

La fine della sua carriera è legata all’arresto (per alcuni versi casuale) in Florida e alla scoperta del suo terribile passato. Il processo di cui narriamo nel podcast di questa settimana attirò, naturalmente, l’attenzione di tutto il mondo. Il personaggio era incredibile non solo per le manifestazioni della sua violenza ma, anche, per questa doppia vita e personalità. Il serial killer, memore dei suoi studi alla facoltà di legge, decise di difendersi da solo, ma la condanna a morte arriverà comunque.

Passerà alla storia come l’autore di almeno trenta omicidi di giovani donne in un arco di tempo di soli quattro anni, dal 1974 al 1978, con ancora aspetti misteriosi, della sua storia, che attirano oggi l’attenzione di giornalisti e studiosi.