Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri,nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo.Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.
- Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923
L’apocalittico finale de La coscienza di Zeno è ormai universalmente interpretato come una prefigurazione dell’era atomica che di lì a poco avrebbe spalancato le porte di un presente costretto a convivere con l’angoscia della fine. E non è un caso che ciò avvenga in uno dei romanzi simbolo della letteratura psicanalitica: al centro di tutto, sempre l’uomo. Perché nelle spettacolari immagini della catastrofe, nelle residuali società post-apocalittiche messe in scena dal cinema di fantascienza, si celano sempre, inequivocabilmente, le coordinate storiche, politiche e sentimentali del nostro rapporto con la fine delle cose.
- Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923
L’apocalittico finale de La coscienza di Zeno è ormai universalmente interpretato come una prefigurazione dell’era atomica che di lì a poco avrebbe spalancato le porte di un presente costretto a convivere con l’angoscia della fine. E non è un caso che ciò avvenga in uno dei romanzi simbolo della letteratura psicanalitica: al centro di tutto, sempre l’uomo. Perché nelle spettacolari immagini della catastrofe, nelle residuali società post-apocalittiche messe in scena dal cinema di fantascienza, si celano sempre, inequivocabilmente, le coordinate storiche, politiche e sentimentali del nostro rapporto con la fine delle cose.