Mar 08 2025 4 mins
Come è noto, nel 1968, è stato sottoscritto un Trattato di non proliferazione nucleare che, seppure poi ampiamente disatteso da alcuni Paesi, si proponeva inizialmente di limitare il possesso delle armi atomiche ai soli eserciti che già ne disponessero al momento della firma: e stiamo parlando di Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina, Regno Unito e Francia. Sappiamo bene che, purtroppo, le cose sono andate come sono andate e che, quindi, oggi, ogni mattina, il mondo si deve svegliare nella speranza che – tanto per fare un esempio – Kim Jong Un non si sia alzato con la Luna di traverso...Per quanto però riguarda il nostro Vecchio Continente, va senz’altro detto che nessuna Nazione ha mai manifestato delle difficoltà nell’aderire al Trattato, dal momento che la sicurezza militare (compreso l’ombrello nucleare) erano – almeno formalmente – garantiti dagli alleati Americani. E lo erano soprattutto in virtù di quel famoso art.5 dello Statuto della NATO, che vincola gli Stati membri a valutare ogni attacco eventualmente ricevuto da un Paese sodale, esattamente come quello che potrebbe verificarsi nell’ambito dei propri confini. E fino a poco più di un mese fa, le dichiarazioni rassicuranti – rilasciate, in questo senso, da tutte le Amministrazioni succedutesi a Washington dal 1949 in poi - si erano rivelate sufficientemente credibili per garantire le frontiere orientali dell’Europa. Adesso, invece, lo scenario - estremamente vantaggioso e confortevole - nel quale noi Europei ci eravamo adagiati negli ultimi ottant’anni, sembra improvvisamente mutare senza lasciarci neanche il tempo di rianimarci per comprendere, fino in fondo, se quello che stiamo vivendo sia solamente un incubo oppure una sgradevolissima realtà. Infatti, nel momento stesso in cui gli Stati Uniti lasciano intendere (o addirittura dichiarano apertamente) di non dare più assolutamente per scontato un loro intervento in difesa di una qualunque capitale europea aggredita, nascono, inevitabilmente, dei problemi enormi, in presenza dei quali – come ha detto recentemente il futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz – “l’emancipazione dagli USA per quanto concerne la difesa nucleare diventa un obbligo”. Ed a questo proposito, il presidente Macron sembra aver colto la palla al balzo, facendo prontamente balenare la propria disponibilità a fornire un suo ombrello nucleare protettivo a tutta l’Unione europea, meglio ancora se integrato da un qualificato contributo britannico. Londra e Parigi, messe insieme, formano una potenza nucleare che supera di una cinquantina di testate quella rappresentata dalla Cina che, pure, normalmente, siamo abituati a considerare come il terzo gigante atomico del Pianeta. Tuttavia, anche “l’ipotesi Macron” presenta dei limiti non indifferenti, essendo pur sempre fondata, esclusivamente, sulla concreta determinazione di Francia e Inghilterra a rischiare, sul serio, la loro stessa sopravvivenza per garantire un futuro a Roma o a Berlino...Per queste ragioni, a nostro avviso, pur non trovandosi affatto nella condizione di poter snobbare alcuna offerta di aiuto, è opportuno che comunque - se proprio non vuole trovarsi all’ultimo minuto sola e col cerino in mano - l’Unione europea un minimo di ragionamento sulla propria autonomia nucleare debba, suo malgrado, cominciare a farselo seriamente. Certo, per lei, fiorita nelle pacifiche e rassicuranti aspettative del Dopo Guerra occidentale, è chiaro come, fino a due mesi fa, l’ultima cosa al mondo che avrebbe mai pensato di poter prendere in considerazione fosse proprio quella di doversi dotare di un arsenale atomico...Ciò nonostante, i cambiamenti climatici che si registrano al Cremlino ed alla Casa Bianca, non prospettano nulla di buono per chi dovesse faticare ad intendere che – specialmente a Washington – la “voce del padrone” è ormai severamente cambiata: e non è più quella di chi ama i cani, ma è invece quella di chi preferisce tenerli stabilmente alla catena. Pertanto, in un mondo in cui temiamo sarà sempre più la deterrenza a decidere chi potrà disporre o meno del diritto di parola, sarà bene che anche Bruxelles si dia una bella regolata, se non vuole ridursi anche lei a contare meno della maglietta di Zelensky.
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