Un anno fa l'appello per gli Appennini in crisi senza neve, dal Monte Livata a Campo Felice fino a Roccaraso fango e impianti fermi. Oggi lunghe code e vette prese d'assalto, anche in maniera poco urbana. Ancora una volta un mix di natura, con i fiocchi bianchi che hanno fatto la loro parte; economia, con investimenti record ma anche prezzi in crescita esorbitante in alcuni luoghi; ed effetto social. "E una macchina che è ripartita e lo Stato ha fatto un affare", ci dice Valeria Ghezzi, presidente di ANEF, l'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari. La stagione 2024-2025 ha visto investimenti record sia nelle stazioni sciistiche appenniniche sia sulle Alpi, rilanciate dallo stanziamento di 230mln di euro del ministero del Turismo per gli impianti di risalita e di innevamento artificiale. "Ogni euro investito, genera un indotto su tutta la filiera pari a circa 7 volte e per ogni giornata sci l'ente pubblico incassa tra i 10 ed i 15euro a seconda delle località. Si è visto l'effetto locomotiva dello sci. Per gli Appennini il cerchio si è chiuso, il traino è ripartito", dice Ghezzi. Un cerchio che va gestito.