In questo episodio di Capybara Lifestyle, condivido le mie riflessioni da videogiocatore cinquantacinquenne in crisi. Mi trovo in un momento particolare: non riesco più a trovare giochi che mi appassionino davvero, e questo mi ha portato a riflettere sul rapporto tra età, accessibilità e divertimento nel gaming.
Parlo della mia passione per i souls-like (Elden Ring, Dark Souls, Bloodborne) e della frustrazione di non riuscire più a tenermi al passo con questi giochi così impegnativi. Mi scontro con la "community dei talebani" del gaming, quelli che si oppongono a qualsiasi forma di facilitazione o modalità accessibile, sostenendo che i giochi vadano giocati solo nel modo più difficile possibile.
Con l'età, mi ritrovo a dare sempre più importanza alle opzioni di accessibilità nei giochi: caratteri più grandi, interfacce chiare, e soprattutto la possibilità di giocare in modo più rilassato. Cerco giochi che mi permettano di "mettere il cervello nel comodino" dopo una giornata di lavoro, senza dover consultare fogli Excel per capire le statistiche del personaggio o studiare manuali di 800 pagine.
Condivido la mia esperienza con giochi recenti come Throne and Liberty, Diablo 4, e Black Myth: Wukong, riflettendo su come l'industria dei videogiochi spesso trascuri i giocatori della mia età che cercano un'esperienza più accessibile ma comunque gratificante.
È una riflessione personale e un appello: esistono tanti videogiocatori "maturi" come me, e forse è ora che l'industria pensi anche a noi, con modalità di gioco che non richiedano i riflessi di un diciottenne o la pazienza di un monaco buddista.
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Un viaggio attraverso storie di vita vera dove il confine tra commedia e tragedia è sottile come la linea tra un sorriso e una smorfia