Il Nosferatu di Eggers divide la redazione


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Jan 16 2025 122 mins   1

Oggi i nostri Viaggiatori Lunari nell’ottava puntata della dodicesima stagione di Viaggio nella Luna si sono trovati un attimo divisi sul giudizio dopo la visione di Nosferatu di Robert Eggers al cinema. Ma andiamo a vedere più da vicino le due versioni a confronto in una tensione dialettica quasi palpabile all’interno della trasmissione. Come i secoli manzoniani l’un contro l’altro armati ecco le due recensioni.



Recensione 1: di Federico Minguzzi e Thomas Filippi



Robert Eggers colpisce ancora con “Nosferatu”, un’opera che trascende il genere horror per diventare un’esperienza sensoriale e viscerale. Eggers, con la maestria che lo contraddistingue, tesse una tela cinematografica di rara bellezza e inquietudine, omaggiando il classico di Murnau ma infondendogli una nuova, potente linfa vitale.



Fotografia: Jarin Blaschke, già collaboratore di Eggers in “The Witch” e “The Lighthouse”, dipinge un mondo di ombre e contrasti, evocando l’atmosfera espressionista del capolavoro del 1922. Ogni inquadratura è un quadro gotico, ricco di dettagli macabri e suggestioni oniriche. La luce, elemento chiave del film, scolpisce i volti dei personaggi, accentuandone le espressioni di terrore e follia.



Audio: Il sound design è immersivo e perturbante. I silenzi carichi di tensione si alternano a rumori inquietanti e sussurri agghiaccianti, creando un’atmosfera di costante suspense. Il lavoro sul suono contribuisce a rendere palpabile la presenza del male, che si insinua nell’animo dei personaggi e dello spettatore.



Costumi: I costumi, curati nei minimi dettagli, trasportano lo spettatore nella Transilvania del XIX secolo. Gli abiti, logori e polverosi, contribuiscono a creare un senso di decadenza e malattia, riflettendo la corruzione morale che si cela dietro la facciata di rispettabilità della società.



Musiche: Mark Korven, compositore di fiducia di Eggers, firma una colonna sonora ipnotica e disturbante. Le melodie, cupe e dissonanti, amplificano il senso di angoscia e premonizione, accompagnando lo spettatore in un viaggio negli abissi dell’orrore.



Regia: La regia di Eggers è impeccabile. Con mano sicura, il regista orchestra una sinfonia di terrore, dosando sapientemente suspense, violenza e poesia. Le scene, girate con maestria, sono cariche di simbolismo e rimandi all’immaginario gotico. Eggers dimostra ancora una volta di essere un maestro del genere, capace di creare atmosfere uniche e indimenticabili.



Cast: Bill Skarsgård, nei panni di Nosferatu, è semplicemente straordinario. L’attore, con una performance fisica e intensa, dà vita a un mostro terrificante e al tempo stesso tragico. Lily-Rose Depp, nel ruolo di Ellen, è eterea e magnetica, incarnando la purezza e l’innocenza che si scontrano con l’orrore. Il cast di supporto, composto da Willem Dafoe, Nicholas Hoult e Anya Taylor-Joy, offre prove convincenti e memorabili.



“Nosferatu” è un film che rimane impresso nella memoria, un’opera d’arte che esplora le profondità dell’animo umano e i confini del terrore. Un capolavoro assoluto, destinato a diventare un classico del genere.



Recensione 2: di Marco Belemmi



Robert Eggers torna sul grande schermo con “Nosferatu”, un omaggio al classico di Murnau che si distingue per la cura formale e la fedeltà all’estetica espressionista. Il film è indubbiamente ben fatto, ma lascia con la sensazione di essere un esercizio di stile, un’opera che riproduce con precisione l’atmosfera del capolavoro del 1922 senza però infondervi una nuova linfa vitale.



Eggers, pur dimostrando una grande padronanza del linguaggio cinematografico, sembra limitarsi a ricalcare le orme di Murnau, senza osare nuove interpretazioni o approfondimenti tematici. La fotografia, le scenografie, i costumi e le musiche sono impeccabili, ma contribuiscono a creare un’atmosfera fredda e distante, quasi museale.



Il film, pur essendo tecnicamente ineccepibile, manca di quella forza emotiva e di quella capacità di coinvolgere lo spettatore che hanno reso grande l’originale. La storia, pur nota, viene raccontata con un ritmo lento e compassato, che rischia di annoiare lo spettatore moderno.



“Nosferatu” è un film che si ammira per la sua bellezza formale e per la fedeltà all’originale, ma che difficilmente lascerà un segno profondo nello spettatore. Un’opera che, pur essendo ben fatta, manca di quella scintilla di originalità e di quella passione che avrebbero potuto trasformarla in un vero capolavoro.



Addio David…



Nella puntata troverete anche tanto altro come il saluto iniziale al grande David Lynch che ci ha lasciato oggi e di cui sentiremo tremenda la mancanza… Ma anche le serie tv consigliate, il classico da rispolverare del Checco (Il Mio Nome è Nessuno di Tonino Valerii, 1973) e l’ineffabile domanda del Filippi.



Non perdetevi il podcast dunque!

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