Dall’Indonesia all’Albania, passando per Bosnia – Erzegovina, Brasile e l’Africa subsahariana. Ovunque, nel mondo, c’è qualcuno che si batte per il diritto all’acqua. E molte di queste persone impegnate a contrastare gli effetti della siccità e del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dell’accaparramento delle risorse idriche sono donne. Perché è proprio alle donne - come dimostrano tutti i dati più affidabili - che, ancor di più, è negato quello che per le Nazioni Unite, ormai da più di dieci anni, è un diritto umano.
Questo podcast (di Christian Elia, con il sound design di Angelo Miotto) nasce per raccontare alcune delle storie, tra centinaia, di persone comuni che hanno iniziato una battaglia per proteggere i propri territori, per un’equa redistribuzione delle scarse risorse idriche, che si oppongono a grandi opere che impattano per sempre ecosistemi ed equilibri millenari nel rapporto complesso tra benessere umano e rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali. Alcuni di loro hanno vinto, come Rea in Albania e Rasema in Bosnia-Erzegovina. Due donne, con le loro comunità, che sono riuscite a impedire una parte dell’enorme progetto di costruzione di centrali idroelettriche che gravava sui Balcani. Altri sono senza nome, come i due indigeni incontattati che purtroppo, sull’isola di Halmahera, in Indonesia, hanno avuto il primo incontro con persone esterne al loro gruppo sotto forma di bulldozer che cercano il nichel del quale sono affamate le economie dei paesi ricchi per le batterie della auto elettriche per una transizione energetica che non deve avvenire a spese di altri popoli, altri territori, altri ecosistemi. E ancora persone come l’ingegner Silver, che dalla sua Uganda ha deciso di dedicare la vita a garantire l’acqua a tutte e tutti nell’Africa subsahariana, forse la zona della terra più devastata dalla scarsità idrica, educando a contenere gli sprechi, a igienizzare l’acqua, a portare acqua potabile in zone abbandonate da tutti. E infine come Alessandra, che in Brasile con il suo popolo si batte contro i cercatori d’oro illegali, che avvelenano i fiumi sui quali la sua gente ha vissuto per millenni.
Oggi, in Brasile, si è iniziato a combattere questo fenomeno, ma non basta.
Sono cinque storie, cinque realtà differenti, cinque modalità di lotta, ma tutte unite dalla stessa visione del mondo. Un mondo nel quale il bene più prezioso, l’acqua, sia tutelato e preservato per le future generazioni, nel rispetto del bene degli esseri umani, sia fisico che spirituale, perché devastare fiumi e laghi non è solo un danno per le comunità interessate e per la loro memoria, ma per tutti noi, perché l’acqua è di tutti e non conosce confini. Piccole storie, forse, ma che ci raccontano equilibri globali e lotte in difesa dell’accesso all’acqua, per una sorta di geopoetica delle persone e delle storie contro una geopolitica dello sfruttamento ambientale che non tiene mai conto di quale sia l’idea di sviluppo che tenga assieme lavoro e ambiente.
Buon ascolto.