Trecentosessantacinque polente all'anno da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli


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Oct 31 2024 11 mins  
Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

La Collina: Testimonianze di vita contadina

Margherita Lovera, detta nota ‘d Battistin ‘d Rea, nata a Borgo San Dalmazzo, classe 1895, contadina e tessitrice.

Sono una bulgarina, ossia nativa di borgo San Dalmazzo.
Abitavamo in un ex convento di frati, sulla via per Demonte, nella piana, a Tetti Deo.
Quattordici in famiglia, nove maschi e cinque femmine.
Ma ne sono morti cinque da piccoli, non si sa di quale malattia, in due o tre giorni morivano.
Ero la più giovane dei viventi.
Terra ne avevamo quattro giornate, due giornate erano di mio padre e due erano la dote di mia madre.
A 9 anni ho preso ad andare da manuala, a raccogliere le castagne.
Sa quanto mi davano? Quattro soldi al giorno.
A mezzogiorno mangiavamo sempre la polenta, se non si faceva la polenta non era pranzo.
Trecentosessantacinque polente all'anno.
Alla sera tagliatelle al latte o minestrone.
La carne due volte l'anno, a Pasqua e Natale.
Eravamo tutti i grassi così, e mai male a un'unghia.
Vestiti alla meno peggio. Siamo sempre stati ben puliti ma rattoppati.

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